Un algoritmo per l’Alzheimer

Prevedere l’Alzheimer con un algoritmo

Un algoritmo per l'Alzheimer

Inguaribile ma non incurabile: così è l’Alzheimer e così i ricercatori di tutto il mondo si danno da fare per rendere migliore la vita di chi è colpito da tale malattia.

La rivista New Scientist dà notizia di uno studio condotto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Dipartimento di Fisica dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro: gli scienziati hanno utilizzato immagini di risonanza magnetica per identificare alterazioni nel cervello indicanti la malattia, grazie a uno specifico algoritmo di intelligenza artificiale.

In particolare, le loro analisi hanno consentito di rivelare l’insorgenza della patologia tra persone colpite da quello che in gergo clinico è detto “lieve indebolimento cognitivo”, una condizione che può manifestarsi anche un decennio prima della patologia, con un’accuratezza dell’84%.

Rispetto alla ricerca, Patrick Hof, professore di neuroscienze della Icahan School of Medicine della Mount Sinai di New York, ha sottolineato come un tale metodo diagnostico avrebbe un “valore incredibile” per nuove (ed efficaci, potenzialmente) prospettive terapeutiche.

Il gruppo di ricerca è composto da Nicola Amoroso, Marianna La Rocca, Stefania Bruno, Tommaso Maggipinto, Alfonso Monaco, Roberto Bellotti e Sabina Tangaro: le loro analisi sono molto complesse e richiedono infrastrutture di calcolo e conoscenze tecnologiche super avanzate e il centro calcolo ReCaS ha rivestito (e riveste) un ruolo strategico per la riuscita dei loro studi.
Questi fisici dell’Università di Bari e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare non sono nuovi a studi che possono dare speranza ai disturbi più terribili della mente (ma ce ne sono, di “non terribili”?). Da vari anni infatti hanno intrapreso un percorso di ricerca inter-disciplinare che cerca di applicare le strategie di analisi tipiche dei big data all’ambito clinico diagnostico. E già tre anni fa hanno vinto una competizione internazionale organizzata dalla Harvard Medical School per l’uso di sistemi di machine learning per la diagnosi precoce della schizofrenia.
L’articolo di New Scientist è qui: https://www.newscientist.com/article/2147472-ai-spots-alzheimers-brain-changes-years-before-symptoms-emerge/.
Immagine tratta da medicalxpress.com.