Spartaco, quello di ieri e quello di oggi

Mostra a Roma per celebrare Spartaco

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 Si chiama “Spartaco. Schiavi e padroni a Roma”, la mostra presso il Museo dell’Ara Pacis a Roma fino al 17 settembre, un modo per saperne di più sulla figura leggendaria dello schiavo più celebre del mondo (dell’antichità).

 Nell’antica Roma, la società si basava sullo sfruttamento di una “merce” cara e redditizia quanto deperibile: l’essere umano. Soprattutto così Roma è diventata quello che si sa, con lo sfruttamento pianificato delle capacità e della forza lavoro di milioni di individui privi di libertà, diritti e proprietà. Stime recenti hanno calcolato la presenza tra i 6 e i 10 milioni di schiavi su una popolazione di 50/60 milioni di individui.

Grazie a un team di archeologi, scenografi, registi e architetti la mostra restituisce la complessità del mondo degli schiavi nell’antica Roma, proprio a partire dall’ultima grande rivolta guidata da Spartaco tra il 73 e il 71 avanti Cristo, nella scuola di gladiatori di Capua. Contro di lui e la sua ciurma di schiavi, poveri e disperati, Roma inviò le legioni di Crasso, Pompeo, Lucullo che alla fine lo sconfissero. Il suo corpo non fu mai trovato, ma 6mila dei suoi compagni di ribellione furono crocefissi sulla via Appia, lungo tutta la strada tra Roma e Capua.

La mostra racconta com’era la schiavitù al tempo di Spartaco, non solo con reperti archeologici (che provengono da molti musei italiani e non) ma installazioni audio e video che riportano in vita suoni, voci e ambientazioni del contesto storico.
Poiché la schiavitù oggi è ben lontana dall’essere stata eliminata, sia nelle forme spudoratamente presenti qua e là sia in quelle nascoste e sottotraccia in tutto il mondo, nel percorso espositivo ci sono 10 fotografie che documentano gli schiavi “moderni”.
Con questo linguaggio di immagini i grandi fotografi –Lewis Hine (sua l’immagine dei bimbi al lavoro, datata 1909), Philip Jones Griffith, Patrick Zachmann, Gordon Parks, Fulvio Roiter, Francesco Cocco, Peter Magubane, Mark Peterson, Selvaprakash Lakshmanan – denunciano con il proprio sguardo e la propria macchina fotografica alcune forme di schiavismo dell’epoca post-industriale e contemporanea che coinvolge (ma appunto le stime sono solo ufficiali, il mondo sommerso non è preso in considerazione) 21 milioni gli esseri umani.
Il Museo dell’Ara Pacis è in Lungotevere in Augusta; gli orari: tutti i giorni 9.30 – 19.30.