Lei non sa chi sono io: la storia dello pseudonimo

Pseudonimo: l’arte di cambiar nome…

Lei non sa chi sono io, l'arte dello pseudonimo

 Che gusto, avere uno pseudonimo.

Tanto che lo scrittore giornalista Mario Baudino si è così incuriosito da scrivere un libro (per la Bompiani, 14 euro): “Lei non sa chi sono io” ovvero “Un’avventurosa ricognizione di cause e conseguenze umane e letterarie del celarsi sotto uno pseudonimo”.

Già, perché lo si fa? Va bene che oggi in realtà siamo pieni tutti noi di pseudonimi, non sono tali del resto quegli antipatici nickname dell’era social che spesso ci dimentichiamo pure di avere… ma la pseudonimo “classico”, in effetti, è proprio un’altra cosa, davvero un altro nome.

Baudino cerca la risposta, cercando di capire perché nel corso della storia scrittori e poeti hanno cambiato i loro nomi scegliendo di firmarsi con gli pseudonimi con i quali sono poi passati alla storia. Da Carlo Collodi (all’anagrafe Lorenzini) ad Alberto Moravia (nato Pincherle), da Joseph Conrad a Pablo Neruda, da Teofilo Folengo a Voltaire, da Umberto Saba a Pessoa a Romain Gary – nato Roman Kacew, morto dopo aver vinto un secondo premio Goncourt con un romanzo firmato Émile Ajar – fino all’immancabile Elena Ferrante che tutti, un giorno no e l’altro pure, si chiedono chi sia.

Lo scrittore accompagna tra le davvero tante ragioni per cui ciò sia successo e ancora. Una “ricognizione”, appunto tra motivazioni che possono essere per soldi, per snobismo, per scaramanzia, per marketing di se stessi, per non dispiacere qualcuno, per amore (foto freepngimg.com).