L’isola di plastica, Everland

Everland, l’isola di plastica

Everland, l'isola della plastica

È il tramonto, sulla battigia un gruppo di ragazzi ha i movimenti interrotti per via delle plastiche con cui sono avvolti.

Dalla spiaggia inumidita dall’ora, si avvicinano all’acqua, vi entrano, rimanendo ancora più intrappolati da quella corazza difficile da togliere, sempre più invadente che quasi li trascina in fondo… Ma qualcosa succede e riescono a liberarsi e a riconquistare, liberi, la terra. Questa volta è andata bene, ma la prossima?

Una musica forte, tamburi, e suoni strazianti (probabilmente gemiti e grida d’aiuto, rompono il silenzio là sulla risacca). L’atmosfera è bellissima e inquietante allo stesso tempo. Con un invito-speranza, riprendiamo la vita “tutti dallo stesso mare”, incontro alla persona, alle persone, in un Mediterraneo che è nostro, teatro naturale dell’uomo e della sua storia, e che segna -può segnare – una nuova ripartenza verso l’inclusione e la promozione del dialogo sociale in nome dell’arte e della cultura che uniscono, guardando alla salvaguardia dell’ambiente. Una possibilità per salvarsi/salvarci.

Lo racconta lo spettacolo Everland, l’isola di plastica, performance di danza e musica (l’anteprima si è svolta a Sabaudia il 10 giugno, nell’ambito di Cerealia, la festa dei cereali, ispirata a Cerere e al Mediterraneo) ispirata alla triste fama di quelle isole di residui di plastica che si formano nei mari e negli oceani.
Si tratta infatti di un performing project di Monica Conversano sul tema della plastic pollution, dal quale il GDO, Gruppo Danza Oggi, ha tratto ispirazione per realizzare questa narrazione di corpo/corpi/movimento/spazio/musica, con il linguaggio di E.sperimenti Dance Company che spazia dal breakin’ contemporaneo al modern al floorwork, dal teatro danza all’acrobatica, e la presenza del rapper Mik3Lino. Le coreografie sono di Federica Galimberti e la direzione artistica di Patrizia Salvatori. Emozionante e coinvolgente.