La voce di Stephen Hawking nello spazio

Nello spazio la voce di Stephen Hawking

 

La voce di Stephen Hawking nello spazio

La sua voce è sempre stata forte e chiara, anche se in modo anomalo.

È quella di Stephen Hawking, il grande astrofisico che se n’è andato lo scorso marzo, sopraffatto a 76 anni dalla grave malattia invalidante, la sclerosi laterale amiotrofica, con cui ha convissuto fin dalla giovinezza.

Un messaggio di pace e di speranza, il suo, che (come ha sottolineato la figlia Lucy) è un inno alla speranza, all’unità, alla necessità di vivere uniti su questa nostra Terra di cui dobbiamo prenderci cura.

Registrato sulle note di una composizione del musicista greco Vangelis, è previsto per oggi il suo invio nello spazio con Cebreros, il radiotelescopio dell’Agenzia Spaziale Europa (Esa) che si trova in Spagna. La meta? Il più vicino (si fa per dire, dista 7500 anni luce) di quei buchi neri da cui verrà irradiato nell’universo. Proprio quei buchi neri studiati per tutta la vita dallo scienziato le cui ceneri saranno custodite nell’abbazia di Westminster, a Londra, accanto alle tombe di altri grandi della scienza, Isaac Newton e Charles Darwin.

Hawking infatti è stato il primo a formulare le leggi della termodinamica dei buchi neri, attraverso la sua teoria, la radiazione di Hawking, secondo la quale anche quei corpi sono in grado di emettere particelle elettromagnetiche. Era il 1974.
Sostenitore dell’universo senza limiti spazio-temporali, era convinto dell’integrazione delle due grandi teorie della fisica, la Teoria della relatività di Einstein e la meccanica quantistica, concependo la Teoria del tutto (anche il titolo del film a lui ispirato).