Al Museo di Roma di Palazzo Braschi, fino al 15 ottobre, c’è la mostra “Piranesi. La fabbrica dell’utopia”.
Da ammirare oltre 200 opere grafiche che raccontano la variegata attività di Giovan Battista Piranesi, incisore e architetto del 1700: votato alla riscoperta dell’archeologia, applicando la matrice vedutistica della propria formazione veneta a una immediata passione per le grandiose rovine di Roma, diventata “casa sua” nel 1740.
Da scoprire e ri-scoprire le sue opere rappresentate da una produzione acquafortistica vasta, caratterizzata da visioni prospettiche scenograficamente esasperate e da violenti effetti luministici. Un punto di riferimento artistico nel periodo del Grand Tour internazionale.
Roma si mostra così secondo la sua visione, in un immaginario di grande impatto emotivo sulla cultura del tempo, che ammalia ancora oggi. Prospettive inventate, visioni e scenografie incredibili, grandiose rovine dell’Urbe, i famosi Capricci, le raccolte di antichità romane…
Pezzi appartenenti alle collezioni del Museo di Roma e della Fondazione Cini di Venezia, da cui provengono le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni piranesiane mai realizzate e ricavate dal ricchissimo repertorio delle Diverse Maniere di adornare i Cammini o di alcuni pezzi antichi, riprodotti e divulgati dal grande personaggio nella serie dei Vasi candelabri cippi sarcofagi tripodi…, come il celeberrimo tripode del Tempio di Iside a Pompei, vero e proprio masterpiece dell’arredo neoclassico e Impero.
Le ‘ricreazioni’ piranesiane tridimensionali sono state realizzate dall’Atelier Factum Arte di Madrid, diretto da Adam Lowe, tramite modellazione in 3D e procedimento stereolitografico. Grazie al contributo e alla tecnologia del Laboratorio di Robotica Percettiva, dell’Istituto TECIP – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, a disposizione anche una sala “immersiva” delle celebri prigioni piranesiane rese in versione tridimensionale.
