I 180mila volumi che raccontano Africa e Oriente: il bello dell’Isiao

Africa e Oriente: i 180mila volumi che li raccontano

180mila volumi che raccontano Oriente e Africa, biblioteca Isiao

Quando l’Isiao, l’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente ha chiuso i battenti circa sei anni fa, il suo incredibile patrimonio di almeno 180mila volumi ha rischiato di perdersi. Invece no: la bella notizia è che quelle testimonianze sono state trasferite presso la Biblioteca nazionale centrale di via Castro Pretorio, a Roma, dove sono di nuovo consultabili.

L’Isiao in realtà, posto in liquidazione coatta amministrativa nel 2012, ha avuto altri nomi nel corso della sua vita, poiché nato dalla fusione dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), fondato nel 1933 da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci, con l’Istituto italo-africano (IIA), fondato nel 1906.

 Un passato davvero degno di nota, tra centri di studio e di ricerca, mostre e conferenze, pubblicazione di riviste, corsi di lingue e culture africane e orientali, contribuendo tra l’altro anche al restauro di siti prestigiosi come Persepoli in Iran e avviando programmi di cooperazione nel campo della conservazione e del restauro in diversi paesi, Afghanistan, Armenia, Cina, Giordania, Iran, Iraq, Kazakistan, Mali, Nepal, Oman, Pakistan, Sudan, Tagikistan, Thailandia, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen. Insomma, “robetta” davvero interessante il cui cuore è rappresentato proprio dalla biblioteca e da tutto il suo variegato patrimonio documentario.

Tra i Fondi di cui è costituita, quello dedicato a Giuseppe Tucci, l’inventore, per così dire, degli studi e delle ricerche dell’Oriente in toto, da lui esplorato più volte: si tratta di circa venticinquemila volumi, tra cui un copioso numero di xilografie e manoscritti in lingua tibetana nonché un ricco numero di testi in cinese della tradizione buddista e una collezione di microfilm riproducenti alcune raccolte di manoscritti tibetani e cinesi provenienti dalle grotte di Dunhuang. Ci sono anche il Fondo Quaroni di carattere indologico e il Fondo Dubbiosi composto da numerose opere manoscritte in arabo.
La Fototeca è divisa in Sezione Africana (eredita dal ministero delle colonie, 100mila stampe fotografiche e 20mila negativi) ed Orientale, 500mila foto prodotte nel corso delle missioni dell’Istituto, di cui circa ottomila frutto delle spedizioni di Giuseppe Tucci nella regione himalayana. E la cartoteca? Tremila carte geografiche, per un totale di quattordicimila fogli, provenienti dal servizio cartografico del ministero delle colonie, relativa al periodo che va dal penultimo decennio del XIX secolo alla prima metà del XX, la più importante del genere in Italia e riguarda in particolare Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia.