C’è un insetto nel piatto: perché no?

Cibo del futuro: un insetto nel piatto

un insetto nel piatto

 Ecco il libro che può svelare tutti i segreti per avere un insetto nel piatto e mangiarlo! Si intitola “Un insetto nel piatto – Piccola guida al cibo del futuro” (editore red!, € 12.50): lo hanno scritto Giulia Maffei e Giulia Tacchini, fondatrici dell’associazione culturale Entonote, che si propone di informare e svelare interessanti curiosità sul tema dell’entomofagia, ovvero la pratica di nutrirsi di queste piccole-grande creature che tanti vedono con disgusto e certo non come pietanza.

Ma le autrici restituiscono un’analisi a 360 gradi sul tema, alla scoperta (anche) di favolosi piatti gourmet che si possono cucinare con alcune delle oltre 2mila specie di insetti commestibili, dalla crema di ceci con locuste croccanti, agli spaghetti aglio, olio e bottarga di grillo, alla panna cotta con crumble e camole del miele. E si viene a scoprire che anche il genio Leonardo da Vinci, appassionato di cucina, è stato un grande sperimentatore in tal senso: infatti sembra che avesse aperto insieme a Botticelli una locanda chiamata “Le tre rane di Sandro e Leonardo” e che da qualche parte esista un particolare libretto, dipinto dal primo e scritto (al rovescio) dal secondo, in cui sarebbero presenti anche insetti, commestibili, come grilli, api e alcuni bruchi, e non commestibili come ragni, coleotteri e mosconi. Magari un giorno si troverà…

Ritornando al libro, l’entomofagia è qui disegnata da diversi punti di vista, parlando del contesto culturale, responsabile dei preconcetti occidentali verso questo tipo di alimento, di quello storico e antropologico, che svela le origini antichissime e diffuse del consumo di insetti da parte dell’uomo. Un’indagine che affascina e che mostra l’alimento come un possibile reale cibo del futuro.

Ricordando dove grilli & co. sono naturalmente inseriti in certe diete, citando che in Belgio ad esempio gli insetti sono già venduti nei supermercati, mentre nella nostra Sardegna da sempre è considerato una prelibatezza il casu marzu, tradizionale formaggio con larve di mosca casearia. In Thailandia gli insetti sono di norma proposti come street food, in Messico le larve e le uova di formica sono usate per preparare le escamoles, cioè il caviale messicano, mentre in Cile un’altra variante di formica, la Formigas culona, è apprezzatissima per il suo addome dolce in tante proposte culinarie. E ancora: in India il baco da seta è consumato più come alimento che per produrre seta e in Australia il brucone-larva witchetti grub è apprezzatissimo.
Maffei e Tacchini parlano anche di come, per avere 1 kg di carne di manzo sono necessari 10 kg di foraggio e si producono 9 kg di letame, consumando oltre 15mia litri d’acqua. Mentre per ottenere 1 kg di carne di grillo si impiega meno di 1 kg di risorse alimentari e meno di 1 litro d’acqua, occupando una superficie di terreno molto più ridotta e producendo circa 1/10 di anidride carbonica e di scarti organici rispetto agli allevamenti di bovini.
Quindi, un cibo decisamente sostenibile, di cui è possibile pure diventare allevatori, con una guida per organizzare un allevamento al meglio a casa nostra, per avere cibo a km 0, con indicazioni per preparare ricette ad hoc.