Basta con le mimose

8 marzo e le mimose: e basta!

Basta con le mimose

 Belle e profumate le mimose. E anche quest’anno, per la festa della donna, un gran ‘tanti auguri’ al sesso femminile. Tutti festeggiano le donne, soprattutto le aziende che vendono qualcosa (beh, le femmine sono sempre la maggior parte della popolazione, un patrimonio di acquisti, meglio trattarle bene). A teatro si entra (quasi) gratis, come invece lo è per certi musei. Persino grandi chef organizzano kermesse con ‘ricette di donna’. Boh, chissà quale è la differenza con quelle maschili.

Già, la differenza: quella che fa le donne più resistenti, più acute, più multitasking, più solidali, più aperte alla vita, più brave. Tante volte, ma non sempre: non è automatico.

Ma la base c’è, in ogni donna, per diventare un essere umano in cui l’umanità, appunto, prevale. Quella, e non la voglia di sopraffazione per il semplice gusto di farlo, che ha trasformato il maschio cacciatore (il quale spesso tornava al suo villaggio preistorico senza prede) in raccoglitore di bacche ed erbe: sono state le femmine a scoprire la roba buona da mangiare offerta dalla natura, i semi da piantare, la frutta di cui nutrirsi. Le femmine che nel nostro paese votano solo da 70 anni; che ancora oggi, per una stessa mansione lavorativa, vengono pagate meno dei maschi; che ancora oggi appaiono belle e provocanti sui soliti manifesti di sempre, per vendere quello o quell’altro, e sempre, ancora, con la coscia (e altro) in bene evidenza. Il corpo femminile, quello che spesso è percosso, violentato, ucciso da familiari e amici, sempre in vetrina, in un modo o nell’altro. Persino per parlare di incontinenza, la pubblicità sceglie la soluzione più facile, la donna.

E se la donna è sempre più presente alla guida di aziende, come lo è? Spesso si comporta da uomo, da uomo del passato (o di oggi?), ricorrendo agli stessi meccanismi: solidarietà zero, democrazia zero, maschilismo 100, magari affidando certi lavori ai maschi ed altri ‘squisitamente’ femminili alle femmine, appunto. L’imprenditrice-uomo che utilizza le solite armi odiose di oppressione per far lavorare di più, di più. Senza dialettica, aspettandosi solo sì in cambio di niente.
Se poi la donna è non più giovane anzi, diversamente giovane come dicono le tendenze contemporanee, allora diritti non ci sono, la solidarietà non conta. Non è una ‘vera’ donna quella che non ha figli o partner, che è zitella (ops, termine che non si usa più ma la sostanza non cambia), o che magari deve badare a un padre-una madre-una sorella-un fratello che hanno bisogno di lei. Insomma, le mimose, compriamocele da sole, tutti i giorni dell’anno, perché noi donne siamo belle, profumate, timide e avventurose, forti e deboli, seducenti o vecchie ciabatte, capaci e incapaci, volenterose e stupide, intelligenti e pronte a tutto… Ma solo se lo decidiamo noi. Punto.