Andare per i luoghi di confino

Un’altra storia: Andare per i luoghi di confino

Andar per i luoghi di confino

Andare per i luoghi di confino. Magari c’è chi pensa sia una nuova guida turistica, di quelle tipo i posti più strani del mondo, quelli più misteriosi, divertenti e così via.

Del resto, non era forse il confino una “cella senza muri, tutta cielo e mare”, in isole oggi diventate il plus della vacanza? Forse così come ai nostri giorni c’è qualcuno che sostiene come le navi dei migranti sono una sorta di crociera sul Mare Nostrum, anche allora (allora al tempo del confino, il ventennio fascista), si pensava che quelle certe persone, là, si divertissero, villeggiatura a tutto tondo…

Invece Andare per i luoghi di confino è il libro de Il Mulino scritto dalla storica Anna Foa che racconta come tra il 1926 e il 1943 l’Italia fosse disseminata di questi centri di “vacanze” autorizzate dal regime: isole, da cui fuggire era difficile, ma anche borghi arroccati e sperduti nell’Abruzzo, in Molise e nel Sud, dove venivano inviati gli oppositori al fascismo e successivamente anche gli ebrei. Luoghi desolati, abitati da contadini spesso analfabeti, stupefatti all’arrivo di gente ammanettata come delinquenti.

Lì in quei paesi spesso sconosciuti agli italiani di quel tempo, uomini e donne di estrazione borghese si sono accostati a un mondo umile ma autentico, hanno conosciuto la povertà vera e la miseria.  E la popolazione locale ha potuto incontrare persone privilegiate che vivevano un momento “difficile”.
In quelle località lontane lontane (allora), vedi Ventotene, si formò l’idea di un’Europa Unita:  era solo il 1941 quando Altiero Spinelli e gli altri scrissero il famoso manifesto. Del resto è proprio in “quei” luoghi, lontani e dalla meravigliosa natura, che si formò la classe dirigente dell’Italia della Liberazione e del dopoguerra, con l’obiettivo di un paese libero e giusto, senza più dittature, quel famoso “domani migliore”. Ma oggi?