Adulis: i segreti della Pompei africana

Pompei africana: in Eritrea riappare Adulis

Adulis, la Pompei africana

Una Pompei in “salsa” africana ricoperta nel VII secolo dopo Cristo dai detriti di una grande inondazione forse legata a un terremoto o generata da esso e scomparsa dalla memoria degli uomini.

 Un team di archeologi italiani ed eritrei sta riportando alla luce in Eritrea Adulis, capitale del fiorente impero di Axum, sulle rive del Mar Rosso, e crocevia della via degli Aromi.

Si tratta di un luogo avvolto dal mistero: grazie agli scavi stanno affiorando dal fango e dalla sabbia quaranta ettari di una città costruita in pietra e rimasta praticamente integra, ora a circa 6 km dal mare. Ma il lavoro è solo all’1 per cento del totale, racconta Serena Massa, docente all’università Cattolica di Milano e direttrice scientifica della missione italo-eritrea che guida il progetto legato anche alla collaborazione fra i Musei di Asmara e Massaua, il Ministero degli Affari Esteri, il Politecnico di Milano, l’Università Orientale di Napoli e il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, con il contributo dello sponsor privato Piccini Group.

Al momento sono stati diseppelliti i resti di tre chiese bizantine risalenti al V-VI secolo dopo Cristo, perfettamente decorate. Sono state anche trovate monete e suppellettili relative agli scavi di alcune tombe.
 Il tutto è partito nel 2010, dall’intuizione dei fratelli archeologi Alfredo e Angelo Castiglioni (fondatori dell’associazione Ce.R.D.O. cioè Centro Ricerche sul Deserto Orientale). Si ritiene che Adulis sia collegata alla mitica Terra di Punt, nella Bibbia ricordata come la regione abitata dai discendenti di Cam, figlio di Noè e citata anche nei geroglifici egizi.